Fabrizio Gifuni
LO STRANIERO
UN'INTERVISTA IMPOSSIBILE
reading tratto da L’etranger di Albert Camus
riduzione letteraria Luca Ragagnini
suoni G.U.P. Alcaro
ideazione e regia Roberta Lena
costumi Roberta Vacchetta
IL TEATRO SI RACCONTA IN BIBLIOTECA
Biblioteca San Giorgio (via Pertini, Pistoia)
Sabato 2 Aprile, ore 17.30
Incontro con la compagnia
conduce Rodolfo Sacchettini, presidente dell’Associazione Teatrale Pistoiese
ingresso libero fino ad esaurimento posti
A partire dal romanzo cardine dell’esistenzialismo, uno sguardo sull’assurdità del destino e sull’estraneità al mondo. Obbligato a constatare che qualsiasi scelta si rivela inadeguata, l’uomo si scopre straniero a se stesso, paralizzato dalla crudeltà, irrazionale e ineluttabile, delle cose della vita. Fabrizio Gifuni da corpo e voce al protagonista Mersault. Un attore e un musicista/dj, uno spazio neutro e un’unica, forte, sorgente di luce. A scandire i quadri di questo racconto, brani musicali liberamente ispirati al romanzo: da Killing an Arab dei Cure a The Stranger dei Tuxedomoon. Un’immersione profonda nella storia, per scandagliare significati, simboli e suggestioni di un classico tradotto per la scena.
“Bisognava esserci, mercoledì e giovedì scorsi al Franco Parenti, per ammirare l’immenso potere seduttivo corporeo di Fabrizio Gifuni che per 75 minuti ‘leggeva’ «Lo straniero» di Camus con suoni, odori e rumori provenienti dal meraviglioso serbatoio di emozioni del testo uscito nel ‘42 e che, passando per la allenata coscienza di un grande attore stanislavskiano, ricadevano fiammanti in platea…”
Maurizio Porro, “Corriere della Sera”
“Gifuni non è nuovo a operazioni di trasposizione teatrale di importati testi letterari (Gadda, Pasolini). Ma forse mai come in questo lavoro, dove l’attore resta immobile tra le aste dei microfoni, dando vita a una tensione palpabile, emerge chiaramente come la “carne” della letteratura in scena risieda tutta nella voce. Nella scelta dei timbri, dei toni, nella vera e propria “creazione” attraverso la voce di un personaggio (…) Quel processo per cui l’attore – e Gifuni è maestro in questo – finisce per essere attraversato dalle parole che interpreta, dando loro “carne”, appunto, e non soltanto l’intenzione.”
Graziano Graziani, “Quaderni del Teatro di Roma”
“Fabrizio Gifuni non ha bisogno di trasformarsi né in maschera né in megafono per trasmetterci la parola di Camus (…) Il suo, infatti, è un approccio senza identificazione al personaggio di cui ci restituisce, in un’interpretazione di forte impatto e spessore, la solitudine esistenziale, l’ossessione della morte, la disperazione travestita da indifferenza, la sostanziale incapacità di “giustificare”, di dare un senso alla propria esistenza”.
Maria Grazia Gregori, “ Delteatro.it”