SPAZI APERTI 2021
LE AVVENTURE DI PINOCCHIO
adattamento e musiche Enrico Spinelli
burattini Roberta Socci
scene Enrico Guerrini
ombre e sagome Teatrombrìa
costumi Debora Venè
realizzazione oggetti Beatrice Carlucci
con Cristina Bacci Fata,Volpe, Lucignolo, Capretta
Enrico Spinelli Geppetto, Mangiafoco, Gatto, Grillo, Corvo, Domatore, Lumaca
Pietro Venè Pinocchio, Civetta, Mastro Ciliegia
►fascia d’età: 4/10 anni
Progettata e mai realizzata da Laura Poli, questa versione integrale di Pinocchio è stata finalmente messa in scena dai Pupi di Stac (con la preziosa collaborazione del Teatrombrìa) grazie al contributo della Provincia di Firenze (Assessorato alla Cultura) e del Ministero Beni e Attività Culturali (Dipartimento dello Spettacolo). L’impianto scenico, di grande impatto, prevede l’uso di tre baracche di burattini, uno schermo per le ombre e di scenografie su palco. Fedeli al testo originale se ne è mantenuta la struttura narrativa ad episodi rappresentandoli sempre con tecniche diverse. Fanno da collante nel primo atto la patetica figura di Geppetto (in carne ed ossa) e nel secondo un Pinocchio sempre più impelagato nelle onde del Mare. Il finale, in cui si è voluta mantenere seppure alleggerita la lezione morale del Collodi, riserva una piccola sorpresa! La riduzione del grande capolavoro, una lunga favola ad episodi con innumerevoli personaggi ed un protagonista sempre presente, ha comportato un notevole lavoro di adattamento teatrale ed un gran numero di scelte stilistiche, tecniche ed espressive. Per quanto riguarda i contenuti, invece, si è rimasti il più possibile legati allo spirito dell’Opera realizzando oltretutto una versione quasi integrale. L’uso di varie tecniche del teatro di figura dà ritmo e vivacità alla narrazione e consente l’avvicendarsi di luoghi e situazioni diverse. I pupazzi e i burattini sono pensati in linea con lo stile dei Pupi di Stac (figura intera e animazione su palcoscenico) e ripropongono comunque un’iconografia classica dei personaggi più famosi. Le ombre e le sagome, con sottofondo quasi “radiofonico”, risolvono le scene più suggestive (la fuga in paese, l’impiccagione, il pescecane) con un tocco di emozione. Un attore in carne ed ossa interpreta la figura del babbo, falegname e burattinaio (nel quale un po’ ci identifichiamo come creatori di figure animate) scambiandosi in alcuni episodi con un sosia burattino; il personaggio di Geppetto, bonario e un po’ patetico, è protagonista all’inizio dello spettacolo e torna poi alla fine come oggetto della gratitudine del figlio ed è lui stesso a chiudere la scena assieme al bimbo “vero”. Anche Mangiafoco (anch’esso incarnato da un attore, seppure prigioniero della baracca di burattini), in versione burbera e minacciosa, ma generosa e protettiva, svolge un ruolo di tipo paterno, come lo stesso Grillo Parlante (un pupazzo luminoso), moralista fino a diventare fastidioso, insieme a molti personaggi minori, quasi tutti animali parlanti, che si prendono la briga di ammonire e consigliare Pinocchio per il suo bene. La Fata Turchina è rappresentata, come ci propone lo stesso Collodi, in una mutevole complessità di aspetti: sorellina, donna misteriosa, buona madre o nume tutelare. Un’ultima curiosità: sono stati costruiti cinque Pinocchi. Quello ancora prigioniero del pezzo di tronco, quello tutto di legno con gli snodi, quello appena costruito eppoi vestito di carta fiorita, un Pinocchietto nuotatore nel mare e infine un burattino… a cui si allunga il naso!