Stagione teatrale 2017/18

IL CONTROLLORE – Progetto T anno 3

ideazione Gli Omini

con Francesco Rotelli, Francesca Sarteanesi, Luca Zacchini

dramaturg Giulia Zacchini

luci Alessandro Ricci

realizzazione scena Associazione Teatrale Pistoiese

arrangiamenti ed esecuzione di “Silvana”: Davide Arnetoli, Patrizio Gioffredi e Danilo Scuccimarra

 

Durata: 1 ora senza intervallo

 

una produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione / Associazione Teatrale Pistoiese Centro di Produzione Teatrale

“Il primo anno è stato alla Stazione di Pistoia. Un mese di registrazioni di incontri, chiacchiere, impressioni, altoparlanti. Cento pagine di parole raccolte, frammenti di
altrettante vite. Abbiamo ascoltato e abbiamo risposto: Ci scusiamo per il disagio. Il secondo è stato sul treno Pistoia-Porretta. Una tratta che è un viaggio nel tempo,
semideserta, abitata prevalentemente da poeti estemporanei, donne che scrivono lettere e uccelli parlanti. O forse era un sogno. Sicuro era La corsa speciale, nata solo per esistere
lì, tra il bosco e la galleria. Quest’anno, al suo terzo anno, il Progetto T proseguirà il suo naturale cammino sulla strada ferrata, da Porretta a Bologna. Diciassette fermate in tutto. Diciassette piccoli mondi visti dal finestrino. A bassa velocità. Qui continua la nostra ricerca sugli uomini lungo i  binari. Su quelli che camminano ai bordi, quelli che tentano di non vederli, quelli che ci stanno sopra e vanno diritti. Tutti sono insieme, senza rendersene conto. Fanno finta di essere soli. Sotto l’occhio attento, o distratto, o distrutto dei controllori.!
Chi si siede sempre allo stesso posto, chi guarda in basso, chi non trova il cesso. In treno succede di tutto. E i controllori passano e controllano. Ancora una volta. E’ un continuo, un continuo. Cosa controllano? Chi li controlla? Riescono a controllarsi? Sono scese nove persone e ne sono salite tre. Quanto li cambiano le vite degli altri che passano? Cosa sono le cose proibite? Quali regole devono essere seguite? Cos’è questo odore? Possiamo ancora farci domande? Il treno di notte si è fermato. O forse non era neanche notte. E nemmeno un treno. Erano anni difficili da capire. Non si riusciva a distinguere una mosca da un regalo, un sacchetto da una donna, un idiota da un eroe. Era buio, quello si vedeva, o meglio, non si vedeva.” (Gli Omini)

 

Dopo le indagini del 2015 alla Stazione di Pistoia che hanno poi dato vita al fortunato spettacolo “Ci scusiamo per il disagio” (ancora in tournée) e quelle del 2016 sulla tratta Pistoia/ Porretta Terme (con lo spettacolo “La corsa speciale” andato in scena nel Luglio 2016 alla fermata di Castagno), nel Giugno 2017 Gli Omini hanno lavorato sulla tratta ferroviaria Porretta Terme/ Bologna.

Lo spettacolo IL CONTROLLORE ha debuttato ufficialmente al Teatro delle Moline di BOLOGNA nell’ambito del FESTIVAL VIE dal 14 al 20 Ottobre.
Il debutto è stato preceduto da una serie di anteprime lungo la tratta porrettana:

– Domenica 1 Ottobre, ore 21, Teatro Testoni PORRETTA TERME
– Martedì 3 e Mercoledì 4 Ottobre, ore 21, ROCCHETTA MATTEI
– Giovedì 5 Ottobre, ore 21, Sala Consiliare VERGATO
– Venerdì 6 Ottobre, ore 20,45, Teatro Comunale MARZABOTTO

 

BOblog

Le virtù degli Omini risaltano sempre di più, di spettacolo in spettacolo. Il loro teatro, che potremmo definire umoristico-antropologico, è come una lama che partendo da situazioni apparentemente marginali come vecchi rami ferroviari locali scortica l’inquietudine, la follia, le derive di un paese, il nostro, dove la paura, la solitudine, l’arroganza, la mancanza di riferimenti certi diventa il nuovo stigma sociale, il punto di incrinatura che segna la realtà nella quale galleggiamo. Il controllore è il terzo dei loro spettacoli “ferroviari”, nati all’interno di un progetto concepito con l’Associazione Teatrale Pistoiese, nel quale si è inserita, per questo ultimo episodio, Emilia Romagna Teatro.

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Il controllore è preceduto da Scusate per il disagio, che debuttò al Deposito Rotabili Storici di Pistoia nel 2015, e da La corsa speciale, 2016, che si vedeva dopo un breve viaggio dalla stazione di Pistoia al piccolissimo scalo ferroviario di Castagno.

Dopo i due luoghi di attesa degli spettacoli precedenti, purgatori di vite sospese, in attesa di sboccare da qualche altra parte, persi in una sala d’attesa o su un binario che porta in un’oscura galleria, in questa ultima creazione, che ha debuttato per Vie Festival al teatro delle Moline di Bologna, siamo stati precipitati laddove si scopre che non c’è più speranza, in un vagone di una piccola linea locale per pendolari. Un inferno, senza remissione.

Ho definito umoristico-antropologico il teatro degli Omini perché gli spettacoli nascono sempre da lunghe osservazioni sul campo, da interviste e incontri con persone, per poi disegnare una commedia dei tipi, degli umori appunto, che descrive, per sfalsamenti comici, la nostra realtà fuori dai cardini, in cui l’unica certezza è il desiderio di qualcosa che non c’è o non c’è più, e quindi l’unico orizzonte resta la solitudine, il vaniloquio, la desolazione.

 

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Il controllore è nato sulla tratta Bologna-Porretta. Così la descrivevo nell’articolo dedicato al primo spettacolo (avevo raggiunto Pistoia sul vecchio trenino, per provare a entrare nel mondo esplorato dagli Omini):

“Partito dalla stazione di Bologna, ti immergi in una città laterale, che non ti aspetti, di scambi ferroviari ma anche di squarci di verde, alberi, fitti cespugli, parchi. Poi, dopo Borgo Panigale, inizia una campagna industrializzata, capannoni che permettono di intravedere colline e montagne, e poi lasciano il posto a boschi. Nelle stazioni della vecchia Porrettana ora scorgi donne con lo chador, lavoratori neri, venditori del Maghreb carichi di merci, turbe di ragazzini in gita. I viaggiatori non sono molti d’estate su questa antica linea, una delle prime costruite in Italia, da ingegneri francesi, inaugurata nel 1864, fino all’apertura della direttissima Bologna-Firenze ponte principale tra l’Italia del Nord e il Centro-Sud. Ora la linea è divisa in due tronconi locali, da Bologna a Porretta e dalla città delle terme, per infinite gallerie che colmano dislivelli da capogiro, fino a Pistoia”.

Paesaggi della nuova Italia periferica e marginale. Il controllore mette l’accento su personaggi incontrati in viaggio su quella tratta, cogliendo una vena di follia e facendo protagonisti i controllori, tipi diversi di controllori che a un’umanità alla deriva fanno da cerberi, da censori, da confidenti, da psicologi, da amici, da polizotti, da spalle su cui piangere, da specchi con problemi simili, da castigamatti, da muri su cui sbattere, da fantasmi che vorrebbero svanire, da occhi che non vorrebbero vedere. Impotenti governatori di una sinistra terra di nessuno dei comportamenti e dell’anima.

 

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La scena questa volta è uno stanzone con porte, finestre e finestrini, che precipitano all’improvviso in scena personaggi o oggetti, e poi si aprono su qualcosa che non si vede, un paesaggio indefinito o forse il simbolico nulla. È l’interno del vagone ferroviario ma sembra anche una sala kafkiana d’attesa di un destino sospeso. Vari controllori si susseguono, si incrociano, interpretati dai tre bravi Omini: il terribile, ferreo Caporale (Francesco Rotelli), la materna Edipo (Francesca Sarteanesi), il tollerante Ovidio (Luca Zacchini), nella drammaturgia d’insieme, rifinita da Giulia Zacchini. Tra annunci burocratici che si scusano per il disagio o che ricordano che il controllore è un pubblico ufficiale e può farvi arrestare ma comunque è sempre a vostra gentile disposizione e che certe porte del treno sono fuori servizio, opportunamente segnalate da cartellini gialli – i tre attori si moltiplicano anche nei passeggeri, un’intera tavolozza di solitudini, di idiosincrasie, di desideri smarriti lungo qualche binario morto. Dovrebbero mostrare il biglietto e invece fanno di tutto per svicolare, divagano, si raccontano, chiedono aiuto… Pagano la loro condanna a popolare quel girone infernale con le loro storie desolate.

 

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Appaiono ed escono il trans con gli stivaloni da cow boy (interpretato in successione dai tre attori) che perde o ritrova i pezzi, il ciechino che svanirà nella campagna, la smarrita donna azzurra che il marito non ci tiene a riavere in casa, il capelluto Pausa Caffè, sempre con una birra in mano una musica chiassona e voglia di far baracca, la modenese, la donna pitone con la torta che si scioglie, Jack La Botta, Nas dalle narici e dal cervello bruciati dalla coca e Silvana, che come dice la canzone che risuona, suonata dalla Band del Brasiliano, demenziale, pulisce le tombe sotto il sole d’agosto, col velo islamico, cieca come Guido il ciechino, come lui persa nel buio e proiettata per poesia d’assenza verso un misterioso altrove, forse un vuoto siderale.

C’è sempre un sacchetto sui binari, un “ingombro” che non si sa cosa sia, che preoccupa e rallenta o blocca la corsa. C’è afa insopportabile d’estate in vagoni dove l’aria condizionata non funziona mai, tra quelle anime volate lontane da case, da famiglie (magari con figli numerosi) che non esistono più. C’è un controllore che lega i bagagli con la catena, per non farli rubare. C’è puzza, c’è sporco, si incontrano tipacci.

 

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Nelle altre tappe della trilogia degli Omini apparivano anche stupiti giganti animali simbolici, i piccioni alla stazione di Pistoia, uccellacci notturni nella stazioncina persa tra i monti. Qui c’è un pitone che non si vede. Ci sono gli esseri umani, sospesi, in transito non si sa verso dove, con poche sconnesse parole simili a versi di animali contratti, silenti, o a smaccate grida d’aiuto arrochite in gola.

Nel penetrante, comico, sulfureo spettacolo degli Omini c’è tutto quello che trovi su una linea ferroviaria locale e qualcosa di più, oltre la paura, che prende troppo spesso nei vagoni vuoti e in questo nostro paese, oltre lo sporco, che ossessiona un’igiene che vuole ripulire l’assenza, la distanza, la mancanza. C’è un senso di vite sprecate, che suscita un riso amaro, perché in quei folli personaggi marginali, caricaturali, siamo mascherati tutti noi che non riusciamo a pulire le nostre tombe imbancate sotto il sole d’agosto. Ci sono i fantasmi che cerchiamo di seppellire; che, continuamente, tornano a riaffiorare, a sproloquiare, a tormentarci.

 

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Fotografie di Luca Del Pia; immagine di apertura di D. Burberi



Video

Teatro Yves Montand (Monsummano Terme)

Spettacolo in abbonamento

Date

  • sabato, 3 Febbraio 2018
    ore 21:00

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