Al Teatro Francini di Casalguidi (28 aprile) approda CI SCUSIAMO PER IL DISAGIO, lo spettacolo de Gli Omini, prodotto dall’Associazione Teatrale Pistoiese.
Una delle linee ferroviarie più antiche d’Italia. Un’impresa di costruzione folle. 99 chilometri di strada ferrata con 47 gallerie, 35 ponti e viadotti, 550 metri di dislivello. Punti panoramici vertiginosi. Fermate nel mezzo del bosco di castagni. Un fiume che segue i binari con cascate e spiaggette. Stazioni interdette. Costruzioni in rovina. Paesini, paesoni, tre case, montagna. Un’opera d’arte. Questa è la Ferrovia transappenninica Porrettana.
La Ferrovia, che unisce Pistoia a Bologna, ha avuto fin dalla sua nascita, nel 1864, una storia travagliata, di idee grandiose, sogni, sacrifici, difficoltà enormi, perdite, costruzioni straordinarie. Dopo un periodo di chiusura della linea, alla fine del 2014 il treno ha ripreso il suo cammino. Attorno alla Porrettana è nato quindi un percorso di rilancio della sua identità che passa anche attraverso il recupero della memoria, la cultura dei territori e l’esperienza dell’oggi: un percorso in cui anche il teatro ha fatto la sua parte, scendendo in campo con il “PROGETTO T.”, la sfida produttiva che ha visto protagonista l’Associazione Teatrale Pistoiese-Centro di Produzione Teatrale per il triennio 2015/2017 assieme a Gli Omini (Francesco Rotelli, Francesca Sarteanesi, Giulia Zacchini e Luca Zacchini), dal 2014 compagnia in residenza presso il teatro pistoiese, Premio Enriquez per l’innovazione drammaturgica e la ricerca sociale, gruppo tra i più innovativi della scena nazionale e, nel 2015, Premio Rete Critica.
Ci scusiamo per il disagio ha debuttato a luglio 2015, in versione site-specific, nel Deposito dei Rotabili Storici di Pistoia (un luogo carico di memoria, un angolo protetto della città che è stato aperto al pubblico diventando la scenografia con i suoi binari morti e i suoi vagoni d’epoca), per poi essere ospite di numerosi Festival e teatri italiani nella versione da ‘palcoscenico’.
La stazione di una periferia non è solo un luogo di passaggio. Non è un momento di transito, non è solo un non-luogo. La stazione di una città piccola ha una sua identità, i suoi abitanti, le sue voci, le sue regole.
Nella primavera del 2015 Gli Omini sono stati un mese alla Stazione di Pistoia, sui binari, nel bar a consumazione obbligatoria ogni due passaggi, verso i bagni, sulle panchine. Hanno capito le regole e le hanno viste infrangere. Hanno incontrato la gente. Alcuni pendolari, molti ex carcerati, altrettanti in libertà vigilata, piccioni, studenti confusi, marchettari, gente che si sposta in treno perché non ha più la macchina, coppie di ogni tipo, amore in ogni forma, tossici, barboni suonatori di mandolino, donne che alla stazione leggono e poi parlano come un libro stampato. Gente che si nasconde, gente da guardare con la coda dell’occhio. Gente che guarda i treni passare e che deve stare lontano dalla linea gialla.
>Il video-documentario delle interviste degli Omini alla Stazione di Pistoia https://goo.gl/k1L6Aw
> Rai Radio 3 Il Teatro di Radio 3 Ci scusiamo per il disagio https://goo.gl/9XrpBD
“Lo spettacolo è un collage di frasi. Storie, personaggi, frammenti di vista raccolti sui binari, nelle sale d’aspetto e negli altri locali della stazione. È una piccola folla, un campione di umanità, che vive per una parola, un aneddoto, un destino apparentemente insignificante. C’è sicuramente il distacco dell’osservatore, che si concretizza in una vena ironica… e che in scena si traduce in un inevitabile straniamento. Ma c’è anche un’adesione sentimentale, un’empatia che si sedimenta e si consolida nel lavoro. Ci scusiamo per il disagio nasce in presa diretta con la realtà, quasi senza filtro. Non mancano squarci ironici, surreali. Tra fari e nebbie, notti e binari, si svela la transitorietà dei nostri destini, la nostra fragilità. A passare in questi luoghi di passaggio la maggior parte del loro tempo sono (…) individui marginali, profughi dell’esistenza che in questo “non luogo” di transito hanno trovato rifugio. La loro fragilità diventa sintomo della vulnerabilità di tutti noi. Le loro vicende apparentemente periferiche, spesso sgangherate, assumono un significato politico.” Oliviero Ponte di Pino, Giulia Alonzo, www.ateatro.it