Va in scena il 31 marzo, ore 21, al Funaro una dichiarazione d’amore di Marco D’Agostin, First love, una cronaca gestuale e danzata della più celebre gara di Stefania Belmondo alle delle Olimpiadi di Salt Lake City 2002, e al tempo stesso, della prima passione dell’artista per lo sci, di quella per la danza, arrivata dopo − che lo ha premiato in vari contesti nazionali e internazionali − e della capacità di innamorarsi e onorare quegli amori con dichiarazioni anche tardive ma travolgenti come il primo giorno.
Se dovessi raccontarti un’immagine di felicità, allora ti direi un’altura, io sopra una roccia, sotto il sole, con un libro in mano.
Stefania Belmondo
First Love è un risarcimento messo in busta e indirizzato al primo amore. È la storia di un ragazzino degli anni ‘90 al quale non piaceva il calcio ma lo sci di fondo – e la danza, anche, ma siccome non conosceva alcun movimento si divertiva a replicare quelli dello sci, nel salotto, in camera, inghiottito dal verde perenne di una provincia del Nord Italia. Quel ragazzo ora cresciuto, non più sciatore ma danzatore, non più sulla neve ma in scena, non più agonista ma ancora agonista, per via di un’attitudine competitiva alla coreografia che non si scolla mai, nostalgica e ricorsiva, ha incontrato il suo mito di bambino, la campionessa olimpica Stefania Belmondo, ed è tornato sui passi della montagna. È giunto il tempo di gridare al mondo che quel primo amore aveva ragione d’esistere, che strappava il petto come e più di qualsiasi altro. In una rilettura della più celebre gara della campionessa piemontese, la 15km a tecnica libera delle Olimpiadi di Salt Lake City 2002, First love si fa grido di vendetta, disperata esultanza, smembramento della nostalgia.