17 Marzo 2015

A PISTOIA IL TEATRO LABORATORIO DELLA TOSCANA Federico Tiezzi (2014 e 2015)

 

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IL TEATRO LABORATORIO DELLA TOSCANA di FEDERICO TIEZZI a PISTOIA
(2014 e 2015)

Per il biennio 2014 e 2015 è Pistoia ad accogliere, presso l’Associazione Teatrale Pistoiese, il Teatro Laboratorio della Toscana, il corso biennale di alta formazione per attori ideato e diretto da Federico Tiezzi, in collaborazione con la Compagnia Lombardi-Tiezzi e sostenuto dalla Regione Toscana, negli anni passati ospitato a Prato, Pontedera e Castiglioncello.
L’esperienza di altissimo profilo artistico e culturale si inserisce pienamente nell’ambito dell’impegno dell’Associazione Teatrale Pistoiese, quale Ente di Rilevanza Regionale.

Federico Tiezzi Il Pappagallo verde (foto di Marcello Norberth)

Si potenzia e si radica così un discorso già avviato sul fronte della “formazione” (recente è l’acquisizione della gestione complessiva della Scuola Comunale di Musica e Danza “T. Mabellini” di Pistoia, storica istituzione musicale cittadina) e sulla “trasmissione” delle conoscenze e delle competenze, nella convinzione che sia oggi prioritario riallacciare i fili del tempo e delle esperienze.

Le sessioni del Teatro Laboratorio della Toscana sono in corso dall’inizio di novembre presso la Saletta Gramsci di Pistoia, che è diventata un luogo di lavoro permanente, dopo essere stato uno spazio ad intensa vocazione teatrale sin dalla fine degli anni Settanta, quando ospitò in maniera continuativa l’allora scena della postavanguardia teatrale (con esperienze vitalissime che provenivano dalla scena teatrale, dalle arti visive e musicali) ed in seguito ha rappresentato la sede ideale per le proposte di nuova drammaturgia ospitate nel cartellone del Teatro Manzoni.
Da segnalare che fu proprio nel 1980 all’interno del festival “Italia-California”, realizzato in collaborazione con il Teatro Regionale Toscano, che venne presentato Crollo nervoso degli allora Magazzini Criminali.
Dagli anni Ottanta intensi sono stati i rapporti tra l’Associazione Teatrale Pistoiese e la Compagnia di Sandro Lombardi e Federico Tiezzi: numerosi gli spettacoli ospitati all’interno della stagione del Teatro Manzoni (l’ultimo, Non si sa come, lo scorso anno), a cui si aggiunge anche l’esperienza di coproduzione, nel 2001, dell’Ambleto dal testo di Giovanni Testori.
Una collaborazione che trova adesso con la presenza a Pistoia del Teatro Laboratorio della Toscana una preziosa occasione per rinsaldarsi e approfondirsi.

Il percorso pedagogico del Laboratorio di Federico Tiezzi può essere sintetizzato in poche parole: Only connect, epigrafe di E. M. Forster che potremmo tradurre “Conta solo connettere”. L’attività didattica si svolge proprio nella “connessione” tra attori, registi, architetti, scrittori, artisti visivi, danzatori. L’idea di fondo del Laboratorio è quella di pensare un attore che crei la sua interpretazione analizzando ed esplorando le possibilità fisiche, vocali e logiche del suo lavoro attraverso l’ausilio delle diverse arti. Un laboratorio/strumento, un’officina permanente dove poter avere, da parte degli allievi, una verifica immediata di quello che viene studiato ed elaborato. Come diceva Copeau, “scuola e teatro sono la stessa cosa”. La base del lavoro pedagogico svolto è nella compenetrazione tra tecnica e pratica. Alla capacità di scrittura scenica, l’attore deve far corrispondere un’altrettanto forte capacità di lettura della propria scrittura, compiendo un percorso strutturato tra studio e applicazione in vista di un confronto con il pubblico, non tra le pareti protette di una struttura pedagogica, bensì facendo teatro, confrontandosi periodicamente con lo spettatore. Il corso di specializzazione, intitolato alle Vie dei Canti di Bruce Chatwin è stato dedicato, in questi anni, all’approfondimento della relazione tra musica, canto e recitazione. La musica contemporanea, principalmente quella di John Cage, è il terreno degli incontri pedagogici di Federico Tiezzi e Francesca Della Monica.

“Progetto Memoria del teatro/Teatro della memoria” – GLI UCCELLI di Aristofane
Con l’allestimento degli Uccelli di Aristofane per i giovani allievi del Laboratorio della Toscana (attori toscani provenienti dalle maggiori scuole nazionali di teatro), Federico Tiezzi dà inizio ad un nuovo progetto dal titolo Memoria del teatro/Teatro della memoria che ha per tema la trasmissione del sapere teatrale attraverso uno spettacolo.
Per la prima dimostrazione aperta dei materiali di lavoro (recitazione, canto, musica, danza, uso non convenzionale dello spazio teatrale e del gesto), che è avvenuta sabato 29 novembre (ore 17, ingresso solo ad invito), è stato individuato uno spazio particolarmente suggestivo come la Green Gallery, la grande serra di Vannucci Piante, una delle realtà vivaistiche pistoiesi più conosciute a livello internazionale, con la quale l’Associazione Teatrale Pistoiese ha attivato negli ultimi anni una collaborazione che intende far dialogare arte e teatro con una delle principali vocazioni di questo territorio, il vivaismo.
Ne “Gli Uccelli” (drammaturgia di Sandro Lombardi e Fabrizio Sinisi), due ateniesi lasciano la loro città tediosa, divorata dalla corruzione e sull’orlo del crollo definitivo, per andare in cerca di un luogo dove trascorrere in santa pace il resto della vita. Così comincia quella che il traduttore Dario Del Corno definisce “la più bella commedia di tutti i tempi”. È il grande sogno della creazione di una società libera e felice, dove gli uomini, riconquistano se stessi attraverso un più totale rapporto con la natura. Nel mondo degli uccelli i due ateniesi cercano e trovano un grande sogno utopico, una patria dolce e materna, senza leggi né violenza. Che poi sotto i colpi di malfattori svogliati, artisti spiantati, e dèi ridicoli si avvierà a divorare la sua stessa rivoluzione. Aristofane risulta in questa commedia ‘più moderno di ogni moderno’ (Pasolini), nel rivendicare la necessità della gioia e della concretezza, dei piaceri del corpo (dal cibo al sesso, al godimento “ecologico” della natura).

Seconda tappa del Teatro Laboratorio della Toscana a Pistoia è stata la presentazione del primo studio de IL PAPPAGALLO VERDE di Arthur Schnitzler (giovedì 11 dicembre 2014, ore 21) al Piccolo Teatro Mauro Bolognini di Pistoia, per la sezione Altri Linguaggi del cartellone di prosa del Teatro Manzoni. Lo spettacolo è stato proposto anche alle scuole medie superiori con quattro rappresentazioni in orario scolastico (tra Piccolo Teatro Bolognini e Teatro Yves Montand di Monsummano Terme), nell’ambito del progetto “A scuola di Teatro”, che l’Associazione Teatrale Pistoiese realizza da oltre quindici anni assieme alla Provincia di Pistoia.
Il luogo è una taverna dei bassifondi parigini; i suoi avventori sono ladri, pazzi incendiari, truffatori e assassini. Non si tratta, però, di reali delinquenti: bensì di attori. Sotto la guida dell’oste-regista Prospère, un’ex compagnia teatrale in crisi ha inventato un nuovo, particolarissimo teatro: una locanda dove i nobili della migliore aristocrazia francese possono assaporare senza alcun rischio il brivido del contatto con la plebe e la criminalità cittadina. La locanda è “Al pappagallo verde”, e il tempo in cui Schnitzler vi ambienta la sua vicenda non potrebbe essere più significativo: il 14 luglio 1789, giorno della presa della Bastiglia. Scritto nel 1899 Al pappagallo verde porta già in sé tutti i fermenti che si ritroveranno nei capolavori schnitzleriani degli anni a venire, dal Sottotenente Gustl alla Signorina Mizzi fino al celebre Doppio sogno: la precarietà della realtà, la forza trasfigurante della fantasia e dell’arte, l’orizzonte tragico del sentimento amoroso. Ma Il Pappagallo verde porta in sé un’ulteriore peculiarità: quella di rappresentare (tema stranamente raro nella storia del teatro, che fa di questo testo l’eversivo contrappeso di quell’altro cupo ritratto che è il Marat/Sade di Peter Weiss) l’irruzione della Rivoluzione Francese con i suoi furori e le sue ribellioni, ma anche le sue ombre, i suoi falsi movimenti, i suoi rimorsi. Soprattutto Il Pappagallo verde è una sottile e astuta commedia, che mette al centro l’esistenza vista nella sua dimensione di spettacolo, di autorappresentazione, in una continua e strepitosa confusione fra vero e falso, fra il teatro e il suo doppio.